Finirai per trovarla la via, se prima hai il coraggio di perderti... T. Terzani

Ciao Russia, ci rivediamo...

Barabinsk.

Mi ha detto Ivan che lì ci sarebbe stato un buon ostello a prezzo discreto.

Mi dirigo verso Novosibirsk con l’idea di fermarmi proprio lì, nel mezzo preciso tra Omsk e la capitale della Siberia.

Parto non prestissimo, la moto la sento bene ma ogni mattina devo riabituarmi alle buche delle strade russe ed ogni volta ho paura che si smonti tutto.

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La strada non è fantastica, sia per i cantieri che trovo che per la monotonia.

I camion la fanno da padrone in tutta la Siberia, sono presenti sempre e comunque, così come il traffico, che non accenna mai a sparire nonostante siamo nel mezzo del niente.

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Verso l’ora di pranzo accosto sempre, e prendo delle deviazioni per i campi, in pochi metri mi trovo in dei paradisi con betulle e distese di steppa tranquille e perfette per la pausa spuntino.

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Poi c’è sempre qualche sorpresa: ogni tanto vedevo persone chinate a raccogliere non so cosa in ogni angolo della steppa, ma cosa staranno cercando?

Allora mi chino anche io e…ecco, la sorpresa della Siberia sono queste fragoline di steppa!

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Ogni tanto, anzi spesso, qualche Lada mi passa accanto, i Russi amano fare pic-nic nella steppa, ed è da loro che ho preso ispirazione.

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Sono contento.

Specie quando sono da solo, nessuna macchina in vista, mi siedo e scruto la Siberia, sento qualcosa di grande.

Guardo la moto, ne sono fiero, realizzata in un pezzo unico grazie alla sapienza di Fabio, mi dà soddisfazione: consumi mai sotto i 19km/l in qualsiasi condizione, solo 1.5kg d’olio consumati in 10.000km, ciclistica precisa nonostante la mole, frenata migliorata di molto, e nonostante gli strapazzamenti, nessun cedimento.

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Riparto, la strada continua dritta inesorabile, quando di nuovo mi coglie lo spavento.

No, dai, non posso essere fermato per l’ennesima volta dalla polizia!

Rallento.

Mi sento stupido…

Mi avvicino, è una sagoma di cartone: questo era già successo in Polonia 2 anni fa, sembra che nei paesi dell’Est sia in voga questo metodo preventivo…e funziona!

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Arrivo a Barabinsk, mancano pochi km e potrò riposarmi nel dormitorio che mi aveva consigliato Ivan.

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Molto lentamente arrivo, in questo paesucolo senz’anima, la Gastiniza bianca con finiture blu appare, accosto.

Zdrastvuitye! (Buongiorno) Skolka stoit za notch? (quanto è per una notte?)

1850 rubli. COSA?

Sono più di 40€, ringrazio e me ne vado. Imposto sul Garmin il più vicino motel, 4 km e ci sono.

1000 rubli, 20€, mi accontento, l’atmosfera è buona ed ho una bella stanza con bagno in comune, ma pulito.

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Si riparte. Mi aspetta un’altra tappa da soli 330km.

Ho diviso la distanza tra Omsk e Novosibirsk in due tratti uguali di 330km, modesti da percorrere in una giornata intera, ma pesanti.

Perché? Presto detto.

Le strade siberiane si fanno sempre più uguali km dopo km, prendo sonno guidando perché il paesaggio non cambia, in più oggi non riesco a fermarmi più di 10 minuti per la pausa pranzo che devo andarmene perché sono sotto attacco dalle zanzare.

A lato della strada è tutto un acquitrino.

Penso che se dovessi sbandare la moto affonderebbe inesorabilmente nelle acque siberiane, e d’inverno rimarrebbe congelata là sotto.

E magari tra milioni di anni la troveranno degli scienziati e si domanderanno cosa fosse.

Arrivo a Novosibirsk.

Proprio come l’aveva descritta Ivan: grande, enorme, ma con strade capaci di contenere il suo traffico, e così in non molto tempo raggiungo la mia prima destinazione, dopo aver cercato indicazioni nella zona prescelta: NBS Motor, concessionario e meccanico moto.

E’ l’ora del cambio gomme, ancora hanno del battistrada, ma sono del tutto inutili per le piste mongole, così su loro consiglio (anche perché non avevano molta altra scelta) monto delle Metzeler Enduro 3 Sahara.

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Il meccanico non vuole essere fotografato e mi chiede di uscire…esco odiandolo, perché detesto quando qualcuno mette le mani sulla moto senza che possa controllarlo.

Mi garantiscono 3-4000km di percorrenza con queste gomme. EH???
Io spero di farcene tanti altri, devo arrivarci in Giappone!

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E adesso raggiungo Liza.

Abita 20km a sud di Novosibirsk, un’altra mezzoretta e la raggiungo. Ci incontriamo alla fermata del bus vicino casa sua.

Arriva in bicicletta, su una graziella, e mi porge un foglio con una traduzione in inglese.

Non parla benissimo inglese perciò si è prodigata affinché capissi, traducendo con il suo pc e stampando il testo.

Andiamo nel suo appartamento, mi concede una doccia riparatrice e poi andiamo…nella spiaggia!
Quale spiaggia? Quella dell’Ob sea, ovviamente, dove l’Ob forma un bacino immenso, tale da apparire come un vero e proprio mare.

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Facciamo barbecue sulla riva dell’Ob Sea, che ganzo, penso che potrei fare spesso un fuocherello vicino ai prossimi appostamenti tenda.

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Si fa buio, la tempesta che vedevamo all’orizzonte si avvicina impetuosa, ce ne sbattiamo un po’, finché poi non comincia a piovere seriamente, dopo essere stati avvertiti da qualche forte raffica di vento.

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Cerchiamo di scappare verso casa ma è impossibile, così chiediamo soccorso ai russi che avevano la tenda accanto a noi, e loro contentissimi ci ospitano e ci offrono da mangiare e da bere, e buona compagnia.

Siamo bagnati fradici.

Loro, ubriachi fradici.

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E’ bello stare in compagnia di locali, l’atmosfera è davvero russa!

Il giorno dopo su consiglio di Liza vado allo Zoo.

Prendo una Marshrutka, i minibus che scorrazzano come matti ovunque nei paesi ex USSR, e poi la Metro, che qui va come le giostre…a…gettoni!

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Devo aver avuto una faccia molto spaesata all’uscita della metropolitana, perché questa ragazza si è avvicinata a me e mi ha chiesto se avessi bisogno di aiuto…una volta saputo che stavo andando allo zoo si è offerta di accompagnarmici, facendosi quasi 2km a piedi…wow..spasibo!!

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All’interno ci sono animali di ogni tipo, mi chiedo come possano resistere d’inverno animali della Savana, o d’estate animali come il lupo siberiano o l’orso polare…qui d’estate si arriva anche a 40°C, l’escursione è esagerata se pensiamo ai -45 dell’inverno.

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Per tornare prendo il “trenino” diesel che dallo zoo fa un giro di qualche km dentro il parco. E’ usato dai russi per “allenarsi” alla Transiberiana.

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Tipica strada vicino alle bellezze del centro…sterrata!

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La sera decido di portare un po’ di spirito italiano in questa terra fredda, e preparo sugo con carote, cipolla, pomodori pelati e…olio di semi di girasole…accidenti!

Non riesco a trovare tutti gli ingredienti, e le verdure sono di scarsa qualità, forse arrivano dall’estate scorsa…però almeno la pasta la prendo buona: Maltagliati, a 1.50€ per mezzo chilo, mannaggia! La Barilla costa più di 2€…menomale abito in Italia!

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Il risultato non è male infine…però mangiamo con cucchiani…ahhh, la cultura gastronomica, se sapessero cosa è!!!

Beh, mi aspetta l’ultimo giorno a Novosibirsk, anzi, a dire il vero è già finito, e domani è l’ora di saltare in sella verso gli Altai e la Mongolia.

Liza è stata un’ottima host, accomodante e gentile, nel vero spirito Couchsurfing.

Da ora in poi starò abbastanza lontano dalla civiltà, presumo, almeno dopo il confine mongolo.

Perciò i collegamenti potrebbero essere troncati già da domani, o al max tra 3-4gg, per circa 2 settimane.

Pazientate, me ne vado un po’ fuori dal mondo.

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Siberia. La terra che dorme. Anzi no.

Ekaterinburg è bella, forse la più bella città russa che abbia visitato, per ordine, pulizia, architettura, storia, vita.

Ma c’è sempre qualcosa che manca.

Come dice Marta (un’altra motociclista in viaggio con destinazione Giappone) sembra che alle città russe manchi…l’anima.

In Europa annusi la storia ovunque, dovunque ti giri c’è un aneddoto, un libro su cui studiare, qui sembra tutto talmente recente e sotto una bolla di cristallo che non pare vero.

Comunque, non mancano gli spunti interessanti, ed anche qui vecchio e nuovo si scontrano in una battaglia senza pari dove le case tradizionali in legno perdono sempre.

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La prima sera Oksana mi accoglie nella sua casa, ed andiamo a fare 2 passi in centro, io esco in pantaloncini ed infradito: me ne pentirò, pioverà e farà freddissimo!

Comunque riesco lo stesso ad ammirare il tramonto sulla città “nuova”.

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Lo skyline della vecchia città non è certo da meno!

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In centro si trovano i classici palazzi/monumenti che si  possono vedere in qualsiasi altra città sovietica.

Il palazzo del municipio…

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Lenin…

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La cattedrale ortodossa con le sue incredibili cupole dorate.

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Altre chiese ortodosse.

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L’università.

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Sverdlov.

Ecco, Sverdlov, chi era? Era un politico e leader socialista degli anni 20, e vi chiederete voi, che ci fa qui?

A lui è stata dedicata la città in tempi sovietici, che fino al 1991 si chiamava infatti Sverdlovsk.

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Lascio ancora spazio alle immagini, che parlano da sole, Ekaterinburg ha davvero mille angoli e punti di vista diversi ed altrettanto affascinanti.

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Una curiosità: da quando sono in Russia ho notato che strappare un sorriso è veramente difficile, perché?

Secondo alcuni è perché i russi esprimono senza artifizi quello che provano, perciò se non hanno voglia di sorridere non lo fanno; secondo altri è proprio consuetudine non sorridere.

Questo mi ha messo molto in difficoltà, perché il sorriso è la prima arma che usiamo quando frequentiamo qualsiasi luogo pubblico.

E al 99% in Russia nessuno risponderà al sorriso, a meno che non si trovi in situazione di imbarazzo.

Le due ragazze conosciute ad Ekaterinburg mi hanno suggerito di fare lo stesso: non sorridere…potrebbe risultare equivoco!

E così mi hanno dato dimostrazione della tipica espressione russa!

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Approfitto di un giorno in più in città per fare manutenzione: l’uniball cigolava e così ho smontato il leveraggio ed ho ingrassato con Nils Performance Grease Blue (non volevo portarlo, menomale non mi sono dato ascolto quando l’ho pensato!)…operazione non semplicissima date le condizioni dell’officina improvvisata, ma problema risolto!

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Un’occhiata anche alla batteria Aliant…che sta facendo benissimo il suo lavoro!

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Ecco, questo è l’appartamento dove ho alloggiato per 3 notti, in attesa di ripartire in direzione Omsk.

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Ultimo saluto agli amici di Ekaterinburg.

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Non sto più nella pelle…ieri ci siamo sentiti con Gianclaudio…è qui vicino…Gianclaudio chi?

Gianclaudio Aiossa, biker calabrese con in testa il record Milano-Vladivostok in 13 giorni.

Ci siamo visti più volte a migliaia di km da casa che in Italia.

Ed ogni volta era come sentircisi, a casa.

Quando incontri Gianclaudio è semplice respirare aria di amicizia, e vedersi ad Ekaterinburg sull’incrocio dei nostri itinerari è stato…emozonante!

Quando ho udito il sibilo della sua 3 cilindri ed ho scorto la sua sagoma mi ha colto un’esplosione di felicità.

Vai recordman, Vladivostok ti aspetta!

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Mi aspetta una giornata piovosa e freddissima, 10°C forse; decido di partire comunque senza imbottitura: pessima decisione!
Dopo tre ore devo fermarmi perché sto congelando. Approfitto della pausa pranzo presso un Kafe dove mangio shashlick (spiedino di carne) per imbottire la giacca.

Nessun problema adesso, si prosegue, sempre sotto l’acqua, ma ben protetto dagli accessori e dall’abbigliamento Moto One.

Raggiungo Tyumen, la prima città siberiana, e accidenti se non è Siberia, il maltempo imperversa e non riesco a fermarmi neanche un po’.

DSC00411Non so dove mi fermerò, ma una cosa è certa, se continuerà a piovere e fare così freddo per tutta la Siberia sarà dura arrivare in fondo.

Dopo una pesante giornata il tempo si rischiara, faccio benzina, scopro che la 80 ottani va bene sulla moto, non c’è molta perdita di potenza ed il motore gira rotondo e parco nei consumi, oggi 20.5km/l. E solo 56 cent al litro.

Una lussuosa Gastintiza è proprio davanti al benzinaio; sento il prezzo, 1200 rubli, vedo la camera, grande e con bagno privato, wifi, frigo, supermarket a due passi, insomma una pacchia, allo stesso prezzo di quello schifo di Gastinitza ad Ufa: Ya biru! (la prendo!)

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Per risparmiare un po’ cucino sempre in camera…i soliti maledetti wurstel che sto imparando ad odiare. Tutto il resto costa carissimo e sono costretto a mangiare sempre questi insaccati.

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La mattina parto col vento in poppa ed il sole che splende.

La Siberia è anche questo!

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Mi fermo per pranzo. Mi allontano un po’ dalla strada principale, e sono in mezzo ai campi. Bello.

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Adoro starmene qui da solo, con i miei pensieri, senza rumore di auto.

Quando per strada sono da solo, nessuno nello specchietto né dietro l’orizzonte, allora mi sento leggero, e felice.

Purtroppo non capita spesso, né adesso né sulla Transiberiana, c’è sempre traffico ed è veramente difficile non vedere auto, e questo va contro ad ogni aspettativa…io credevo che qui passasse un’auto ogni morte di papa!

La Siberia è soprannominata la terra che dorme, ma d’estate non pare essere così!

Arrivo ad Omsk.

Vengo accolto come un alieno, tutti girano intorno alla moto, forse non ne hanno mai vista una così, e chiedono continuamente foto insieme. Una la faccio fare anche con la mia macchina fotografica.

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Arriva Ivan, il mio host, che mi accompagna a casa sua.

Vive con i genitori, l’appartamento è piccolo ma l’atmosfera è molto accogliente e subito mi offre una doccia, da mangiare ed un’uscita ad Omsk.

La cattedrale è senz’altro stupenda, peccato che i sovietici, come accaduto per tutti i monumenti religiosi, abbiano distrutto l’originale, questa è infatti solo una ricostruzione.

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Il giorno seguente la cugina di Ivan, Olga, chiede di accompagnarmi in giro, studia italiano e per migliorarlo vorrebbe parlare un po’ con me: quando le ricapita di vedere un italiano ad Omsk, accetto volentieri!

Olga è una ragazza carina e gentile, dai tratti più europei che asiatici.

Mi fa da guida alla città e mi porta in un ristorante per assaggiare cibo locale: il più strano è l’akroschka, una specie di insalata in minestra, con brodo di…kvass!
Kvass, la bibita frizzante ottenuta dalla breve fermentazione del pane nero.

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Andiamo alla chiesa ortodossa più vecchia, dove ancora regna un’atmosfera antica.

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Il nostro giro termina al parco, la sera torno da Ivan a riposarmi ed a rimettere in sesto la moto: le strade russe hanno allentato (non so come) il bullone posto in fondo alla forcella anteriore destra e devo rimediare stringendolo…non è semplice perché andrebbe bloccato da dentro, ma riesco comunque.

Subito dopo mi aspetta la cena della mamma di Ivan…mmm ottima! Borsch, purè con carne, insalata di cavolo, poi miele artigianale, late, latte condensato, pane fresco, the…non mi sembra vero e divoro tutto con un grande appetito!!

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Saluto Ivan, la mattina devo svegliarlo mentre sonnecchia perché per me si sta facendo tardi, racimolo tutta la mia paccottiglia e con l’ultimo sguardo ad Omsk mi dirigo verso la capitale della Siberia, Novosibirsk.

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Asia. Stavolta per davvero.

Questi giorni sono stati, a dir poco, frenetici!

Couchsurfing è una gran cosa, ma ha i suoi difetti: quando il tuo host è troppo intento a farti stare meglio possibile può capitare che tu non abbia tempo per mantenere i contatti col “tuo mondo”.

E così non vi ho aggiornati per tanto, troppo tempo, è l’ora di rimediare!

Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati: Volgograd – lascio la casa di Andrey, bella, ben arredata, pulita, la rimpiangerò!

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Vado a Volzhsky, dove ho la promessa del console Camoirano di trovare i miei documenti; arrivo in ritardo, ma Arturo (che parla benissimo italiano, anzi friulano, dato che vi ha vissuto 20 anni!) e la collega del console sono lì che aspettano di andare all’UFMS, dove con grande sollievo ottengo finalmente la mia carta di immigrazione!

Scopro anche che il mio visto è stato rilasciato per la sola regione di Mosca..mah, ogni giorno una nuova! Vabeh, penso, chissene!

DSC00001Gasss…sono le 16.30 quando finiamo di fare tutto, e devo essere a Saratov entro sera, mancano 360km.

Questa parte di Russia è davvero noiosa, dritta, piatta, senza niente di particolarmente affascinante da osservare, fatta eccezione per le buche e le sconnessioni, pericolose e noiosissime, presenti sulla strada.

Faccio benzina al solito prezzo ridicolo di 65€cent/l, mi guardo intorno e vedo il nulla.

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La sera si avvicina, e non mi piace guidare in queste condizioni.

Però ho un appuntamento a Saratov, e non saprei dove dormire altrimenti; non tutti i mali vengono per nuocere – vengo ripagato da un doppio incontro che crea un’atmosfera magica, Sole e Luna si salutano e si danno il cambio per la notte.

DSC09990 DSC09985~1Arrivo a Saratov che è già buio, evito una buca gigantesca per un pelo, sarei certamente caduto a terra con violenza se ci avessi messo anche solo una ruota…

L’appartamento delle mie due host si presenta piccolo e buio, meglio di niente, ma non c’è acqua calda! Decido di rimandare la doccia a data da destinarsi.

DSC09998 DSC09999In giro per la città non c’è praticamente niente da vedere, un giorno buttato all’insegna della noia e dell’attesa della ripartenza. Non riesco a mangiare niente di locale per incomprensioni in lingua russa. Peccato.

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Le mie host non sembrano molto propense ad uscire per mostrarmi qualcosa, credo sia una caratteristica comune in Russia?

Poco importa, la mattina seguente ripartirò.

Per colazione Gryechka con cipolle…ok non il top ma riempe la pancia!

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Ci salutiamo così, con abbigliamento che dovrebbe fare il verso a qualche anime jappo ma che a me pare tanto alla cazzo di cane!!!

DSC00029La tappa di oggi prevede l’arrivo a Samara, altri 480km circa di noiosa solitudine e pianure sconfinate.

Fortuna vuole che trovi una stradella che mi porta su un piano posto qualche centinaio di metri sopra al Volga: questo fiume è immenso, mai vista una cosa simile!
Il colore, e la vastità, ricordano un mare interno, ma è un fiume…incredibile!

DSC00036 DSC00051DSC00044Mangio i miei panini, preparati con una sorta di crema di carne che non sa quasi di niente ma ha calorie a volontà…quanto mi manca la buona cucina, non dico l’italiana, ma almeno la georgiana, o la turca!

CAMAPA!

Delle lettere a grandezza cubitale delineano l’ingresso a Camapa (ovvero, Samara, traslitterato in caratteri latini). Finalmente riesco a farmi una foto con una di queste opere grandiose poste all’ingresso di città, regioni etc.

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Il mio host Andrei è un tipo svalvolato, ma la casa è pulita ed accogliente, ho una stanza tutta per me, con pavimento in parquet e porta scorrevole quasi alla giapponese.

La sera guardiamo la finale del mondiale di calcio ed io come al solito mi addormento pesantemente sul divano…la Germania è campione, ma lo apprendo solo la mattina seguente.

La giornata odierna prevede relax in piscina e city sightseeing.

Panico, quando scopro che il relax in piscina prevedeva sessione di 1h di vasche…diamine se soffro di brutto, mi manca il fiato e così decido di mettermi da una parte e godere del sole e del bagno senza sforzarmi più di tanto!

Andiamo verso il laboratorio di Andrei, che è un piccolo artigiano che produce oggetti in vetro, e mi insegna come si fa…ganzo davvero!

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Incontriamo Anton, un amico, e ci dirigiamo verso un parco…Andrei decide di comprare qualcosa da mangiare, e da bere.

A fine giornata non avrò visto quasi niente di Samara, in compenso avrò riso quanto non ho mai fatto in vita mia, 2 bottiglie di brandy hanno reso Andrei un incontenibile fenomeno da cabaret!!!

Devo salutare anche Samara, oggi mi incammino verso Ekaterinburg, due tappe per un totale di circa 1000km.

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Uscendo di città (ci ho messo una lunga, calda ora) mi trovo di fronte la Soyuz con la quale i russi hanno portato a termine decine di missioni spaziali…fenomenale!DSC00110

La strada è lunga, e di nuovo non offre molti spunti.

Mi fermo a far benzina, è già passata ora di pranzo e la pancia brontola. Ho ancora del pane. Niente nel market interno al benzinaio, niente di invitante, decido però di prendere delle “chips” di pesce secco da accompagnare col pane rimastomi.

Niente male, l’odore ricorda il cibo da acquari però!

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Faccio qualche foto, è pieno di venditori di miele, ne avvicino uno che esce dalla sua macchina e intratteniamo una breve conversazione…in russo!

Chiedo una foto, l’uomo si mette in posa, e sorridendo noto i suoi denti d’oro!!!

Anche qui ricordo i libri di Terzani, che descrivono russi dai denti luccicanti.

 DSC00122 DSC00127 DSC00123Mi chiede di inviargli la foto, ma mi dà login e password di non so cosa, così gli lascio la mia mail nella speranza che qualcuno mi contatti per rispedire indietro lo scatto. Probabilmente non succederà mai.

E mi dispiace un sacco, perché quando mi avvicino di nuovo con la moto accesa per ripartire, lui insiste per regalarmi un barattolo di miele chiaro…buonissimo tra l’altro!

Entro nel Bashkortostan, l’Oblast di Ufa, lasciando il Tatarstan. I russi sono molto orgogliosi di appellarsi col nome della propria regione (Tatar, Bashkort etc.)

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Sembra che il petrolio non manchi, neanche in mezzo ai campi!

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La sera arrivo ad Ufa, ma l’albergo che avevo visto su booking sembra deserto, nessuno alla reception, finché dopo 15′ la digiurnaia si affaccia e mi fa capire che non ci sono camere.

Non ci credo.

Ma sono talmente arrabbiato per la perdita di tempo e la scortesia che vado via lo stesso.

Evito accuratamente Ufa, non voglio rimanere imbottigliato nel traffico, e penso che potrei fermarmi nella prima gastinitza per strada.

Ne trovo una niente male, da fuori, dove però mi chiedono 1200 rubli…e sticazzi!!

La camera è piccola, con 2 letti, la porta si apre a malapena, il bagno è in comune, non c’è wifi e la colazione non è compresa…poi mi torna in mente che ad Ufa ho perso altre 2 ore rispetto al fuso precedente e così decido comunque di pernottare qui.

DSC00153La mattina mangio le ultime fette di pane con il miele, qualche wafer e the scaldato col fornellino in camera.

Ci sono altre 2 moto giù, lascio un biglietto da visita, ma immagino già che non verrò ricontattato.

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Il paesaggio cambia svariate volte oggi, finalmente, ed i 530km che mi separano da Ekaterinburg trascorrono senza noia alcuna!

Gli Urali mi attendono: sono una catena piuttosto bassa, sono sicuro di non aver mai superato i 1000m, nonostante questo si estendono in un territorio vastissimo, io ne percorro 300km di crinale.

Ed è un susseguirsi di laghi, acquitrini, boschi di abete, betulla, mi ricorda un po’ la Finlandia, un po’ l’Appennino.

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Ed alla fine arriva Ekaterinburg.

Attendo un’oretta che arrivi Oksana, la quale mi apre la porta del suo appartamento, e dopo un’uscita serale ad Ekaterinburg corredata da pioggia e freddo (ed io tonto in pantaloncini corti ed infradito!) mi lascia dormire da solo con tutto l’appartamento a disposizione.

Not bad!

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Volgograd, il destino dell'Europa fu deciso qui.

Nell’attesa dei documenti necessari per rendermi finalmente “legale”, ho approfittato per visitare Volgograd.

Vicino all’appartamento dove abito c’è la statua di Lenin più grande dell’intera Federazione Russa, 27m più basamento, con sguardo rivolto al Volga, ancora a proteggere la popolazione che fu dell’URSS.

Vado all’incontro in centro con i delegati del console, di nuovo quella maledetta strada, 30km di traffico e buche, lesioni nell’asfalto, tombini 5cm sopra dal manto stradale, i solchi delle ruote dei camion, pazzesco, rischio di cadere scavallandone uno.

Arrivo al Volgograd, nessuno ad aspettarmi, chiamo e mi dicono che non sarebbe più stato necessario, ci vediamo venerdi per la consegna dei documenti.

Poco male, vedrò il centro di Volgograd.

Nella piazza dove mi trovo c’è anche l’InTourist, unico albergo reperibile per i turisti non sovietici ai tempi dell’Unione. Accanto il palazzo delle poste centrali.

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Giro a casaccio, a piedi, come faccio di solito, qui a Volgograd spira aria nuova, qualche edificazione recente qua e là, senza una vera logica pianificata, si affaccia sulla città, senza storia visiva perché distrutta durante la battaglia di Stalingrado.

Alcune costruzioni interessanti sono la stazione ed il ministero dei trasporti.

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Mi dirigo verso il Volga, fa caldo e lì mi distendo con un po’ di brezza.

E’ veramente gigantesco, sembra un lago, o un mare interno, anche il colore blu intenso lo ricorda.

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E’ ora di pranzo, davanti all’InTourist c’è in Gran Café, provo a controllare il listino e mi invitano a sedere…va bene dai, vediamo.

Ordino crepes con pollo e funghi, ed un Coca Cola da mezzo litro. Deliziose, 4€ e sono a posto per pranzo.

Il mio referente da casa (babbo) mi dà le coordinate per andare a vedere la statua della Madre Russia, su una collina a 6km da qui.

Rimonto in sella, in versione “sportiva” con solo giacca Moto One (e ovviamente con l’Arai) e già dalla strada principale scorgo questa figura enorme sbucare da dietro le pieghe delle colline, paurosa.

Ci arrivo sotto, la sensazione di grandezza è devastante, non so quanti metri sarà, 40, 50?

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La sera, controllando su wikipedia, scopro che la statua è alta ben 87m, di cui 54m di corpo e 33m di spada.

Ai suoi tempi fu la più grande statua mai realizzata, record imbattuto per 22 anni.

La tecnologia usata da Nikitin, suo ideatore ed ingegnere, era all’epoca molto avanzata, una struttura in cemento armato precompresso riusciva a resistere agli stress provocati dagli enormi sbalzi delle braccia e della spada.

La fondazione è slegata dalla statua, che si regge solo col suo peso, così i cedimenti di fondazione stanno minandone la stabilità: la statua è in pericolo, ed in sordina, nel 2010, sono cominciati i lavori di consolidamento.

Il parco monumentale contiene altre grandiose realizzazioni, contenute all’interno del memoriale della fiamma eterna, e poi lungo un viale monumentale si trovano bassorilievi della battaglia.

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Faccio qualche altro passo, qui vicino c’è anche una carina chiesa ortodossa, di recente costruzione.

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Rimango ancora stupito quando mi volto a guardare l’immensità della statua, colpito dalla postura e dal gesto di richiamo verso i combattenti.

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In Russia, tutto è più grande, la dittatura ha lasciato il segno.

Ripenso a quella collina, lì sotto giacciono 34.000 sovietici che Re Giorgio VI del Regno Unito rinominò eroi, perché da loro dipese il destino del mondo Occidentale, e non solo.

La battaglia di Stalingrado vide una resistenza estrema da parte di militari e civili sovietici, che grazie ad una battaglia quartiere per quartiere e casa per casa ottennero la vittoria ed il ritiro delle truppe naziste.

Oggi non saremmo qui a raccontare questa storia, se questi eroi non avessero scacciato l’armata nazista.

Torno a casa, con la mente ancora a quei fatti.

La sera mi affaccio dalla finestra e rimango suggestionato dalla vista che mi si para davanti.

Non può non tornarmi in mente l’ultimo libro letto prima di partire, del grande Terzani.

Buonanotte, Signor Lenin.

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Categories: 2014, Racconti di viaggio

In Russia, da clandestino.

Mi dispiace salutare qualcuno come Koka, perché mi ha fatto sentire davvero a casa.

Ma è ora di andare, la strada mi aspetta e la Russia è vicina, soltanto 200km.

Arrivo a breve alle prime cime caucasiche, con passi fino ai 2500m, non quella magnificenza che mi aspettavo, ma un bello spettacolo comunque.

DSC09744 DSC09749 Mi fermo a Stepsaminda per fare pranzo, mi rifocillo bene con bocconi di maiale ai ferri e patate rustiche, con sullo sfondo un bel panorama con chiesetta ortodossa. DSC09756 DSC09754

Percorro gli ultimi 6km. Comincia la coda dei camion, classico.

Ma mi godo gli ultimi panorami georgiani.

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Poi le auto, ed un imbuto da cui non credo di passare con la moto e le borse. Mi faccio coraggio, scendo e vado a controllare, e tra 2 dei new jersey che spartiscono le corsie c’è un varco, così faccio qualche metro contromano e supero tutta la fila infilandomi in quel buco…sperando che nessun russo sarebbe venuto a bastonarmi per questo!

I tempi di attesa sono lunghissimi, i controlli per i russi scorrono bene ma la mia fila, quella degli extracomunitari (dove ci sono al 99% armeni ed azeri) non scorre proprio.

I funzionari doganali ridono e si meravigliano quando per la prima volta vedono un passaporto italiano, ed un motociclista.

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Faccio vidimare il passaporto, compilo la dichiarazione doganale in duplice copia, chiedo se c’è altro da fare e se la mia carta verde vada bene: “GO! GO!”

E io vado…penso che ci sarà un altro posto di blocco, invece passano i km e mi rendo conto di essere in Russia una volta terminate le montagne caucasiche ed entrato in una delle classiche strade infinite russe…ci sono, Madre Russia!!!

Sono già le 19 e voglio fare qualche km, così arrivo fino a Nalchik; niente, non si può dormire fuori, non ci sono nascondigli e presso i benzinai c’è troppo giro di persone.

Mi fermo la sera presso il Gostinitza “Rossiya”, mi fanno problemi perché mi manca la “carta di immigrazione”, chissà cosa sarà, domani ci penserò…l’importante è che mi facciano dormire.

DSC09775Camera “economica” da 800 rubli (circa 17€) senza bagno privato…pulita, con wifi…va bene.

Scopro nel frattempo che la carta di immigrazione devono rilasciarla in frontiera. Chiamo in ambasciata e dicono che è inutile che torni indietro, di provare a registrare comunque il visto.

Faccio una tirata a Volgograd, 690km, per andare all’ufficio UFSM dove dovrei ottenere il timbro.

Con questo pensiero in mente percorro una strada dritta, messa bene al 60%, per l’altro 40% piena di avvallamenti e lesioni trasversali.

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Almeno la benzina la pago poco, magra consolazione, metto la 92 ottani a 30 rubli al litro, praticamente 65 cent.

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Lungo la strada ho un altro inconveniente. L’udito mi fa intuire che qualcosa non va là in basso.

Mi fermo in tempo per capire che la catena è andata, la tendo con gli ultimi 2mm disponibili e incrocio le dita per arrivare a Volgograd. 100km.

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Arrivo ed un panorama desolante, grigio e dominato da un’energia oscura, mi dà il benvenuto.

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Arrivo da Andrey, mio host CouchSurfing. Mi fa attendere un po’ per venirmi a riscontrare. Chiedo dove posso cenare e mi offre pilminie, praticamente tortellini…con brodo di acqua salata, pepata e maionesata…si, con maionese..! Vabeh, avevo fame, poco male, mi sono sembrati buoni!

Dormo. La mattina dopo lui si sveglia tardi ed io vado verso il centro.

Mi fermo da AutoMaks per cercare di sostituire la catena; il meccanico non capisce quello che voglio dirgli, viene in mio aiuto il capofficina.

Procediamo, l’operazione avviene con una certa eleganza e velocità, catena cambiata alla perfezione! Chiedo il conto…mi rispondono…queste cose non devi neanche chiederle, vai e che la buona sorte sia con te! Santa Madre Russia, qualcosa di buono me lo concedi allora!

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Vado all’ufficio UFMS.

E’ pieno di persone provenienti dall’Asia Centrale: Tajiki, Uzbeki, Kazakhi etc. ed io provo ad intrufolarmi.

Non se ne parla, è ovunque un NIET, nessuno parla inglese, nessuno cerca di farsi capire neanche a gesti.

Fanc**o, mi riposerò un po’ in riva al Volga.

Sembra un lago, l’acqua è ferma, quasi, qui fanno il bagno nonostante la sporcizia, e grosse chiatte solcano il fiume.

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Ed infine…il simbolo dell’era sovietica, il più grande dell’intera Federazione è qui a Volgograd.

Lenin, dall’alto dei suoi 27m di cemento, guarda ancora il Volga, e sembra qui a proteggere i suoi figli.

DSC09798Il giorno seguente parlo con il console. Sembra volermi aiutare.

All’UFSM ci torno, ma non serve a niente, per la seconda volta e 140km in totale in due giorni.

Fisso un appuntamento con due delegati del console, vediamo se vengo a capo di questa spiacevole situazione.

Domattina alle 11 in punto, davanti all’Hotel Volgograd.

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